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Attualità e Politica

26/08/2020 | 13:15

Giochi, caos in Consiglio di Stato sui limiti orari: i giudici si spaccano sull'efficacia dell'Intesa Stato-enti locali

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ROMA - È caos in Consiglio di Stato sulle norme che regolano i limiti orari delle attività di gioco. Il tribunale amministrativo è lo stesso, ma nel giro di pochi giorni sono arrivare due decisioni assai diverse sulla medesima materia, con interpretazioni opposte. Solo una settimana fa, la Prima sezione di Palazzo Spada aveva bocciato l'ordinanza sui limiti orari a Monza, ritenuta «troppo restrittiva» rispetto alle previsioni contenute nell'Intesa siglata in Conferenza Unificata nel 2017. Oggi, invece, il Collegio della Quinta sezione ribalta il punto di vista, accogliendo il ricorso del Comune di Guidonia e ripristinando i limiti orari, annullati nel 2019 dal Tar Lazio. Nella sentenza odierna i giudici ribadiscono che l'accordo raggiunto tra Stato ed enti locali sul riordino dei giochi «non ha efficacia cogente», perché il decreto attuativo del Mef che avrebbe dovuto renderlo operativo «non è stato adottato».
È proprio sulla validità di tale Intesa che continua a giocarsi una partita delicatissima per il settore, in bilico tra due interpretazioni agli antipodi. Secondo il protocollo adottato tre anni fa, agli enti locali è concessa la facoltà di stabilire fino ad un massimo di 6 ore complessive di chiusura quotidiana del gioco, sempre e comunque in accordo con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Un'indicazione che secondo la Prima sezione non può essere ignorata dalle Amministrazioni locali, anche se l'Intesa non è mai stata resa operativa dal decreto ministeriale. La decisione di oggi, tuttavia, crea una spaccatura che pone nuovi interrogativi sulla gestione del settore e alimenta il dibattito anche nelle aule dei tribunali. LL/Agipro

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