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Attualità e Politica

28/09/2017 | 14:46

Giochi, Tar Sicilia conferma interdittiva antimafia per una sala bingo di Palermo

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ROMA - Rimangono valide le tre interdittive antimafia emesse nei confronti di una nota sala bingo di Palermo. Il Tar siciliano ha respinto il ricorso della società titolare contro i provvedimenti della Prefettura, tutti datati 2016. Le tre informative erano state disposte in seguito all’accusa di “favoreggiamento di soggetti appartenenti alla mafia” mossa nei confronti dell’amministratore. I giudici non hanno accolto la tesi del ricorrente, secondo cui il presunto favoreggiamento non sarebbe una prova di infiltrazione mafiosa.
“La valutazione del tentativo di infiltrazione deve avvenire nella logica delle caratteristiche fattuali e sociologiche del fenomeno mafioso - si legge nella sentenza - che non sempre si concretizza in fatti univocamente illeciti o in accertate responsabilità penali e spesso si ferma sulla soglia dell’intimidazione, dell’influenza e del condizionamento latente di attività economiche formalmente lecite”. L’interdittiva, dunque, non deve essere basata “su prove o collegarsi ad accertamenti in sede penale di carattere definitivo, ma può essere sorretta da elementi sintomatici e indiziari da cui emergano sufficienti elementi del pericolo che possa verificarsi il tentativo di ingerenza nell’attività imprenditoriale”.
I tre provvedimenti, continuano i giudici, vanno considerati in modo unitario: “La Prefettura ha fondato il proprio giudizio di permeabilità mafiosa su elementi acquisiti in momenti successivi, i quali sono stati compendiati in tre atti, che sono strettamente connessi fra di loro”. Nemmeno il rischio di mancati incassi per l’erario può essere una valida motivazione ad annullare le interdittive, così come non lo è la tutela dei dipendenti: “La valutazione della preservazione dei posti di lavoro e del mantenimento degli incassi per l’erario non può trovare alcuno spazio - conclude il Collegio - in quanto si tratta di interessi ontologicamente recessivi rispetto a quello di tutela dell’ordine pubblico”. LL/Agipro

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