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Attualità e Politica

30/11/2019 | 09:56

Decreto Fiscale, M5S si "arrende" e ritira gli emendamenti sui giochi: la battaglia per la riduzione dell'offerta si sposta in Senato

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Decreto Fiscale m5s giochi Senato

ROMA -  Si sposta al Senato la battaglia del Movimento 5 Stelle per la riduzione dell'offerta di gioco. Ieri in Commissione Finanze alla Camera, nel corso della discussione sul Decreto Fiscale, è intervenuto Massimo Enrico Baroni (M5S) per sostenere gli emendamenti presentati con l'obiettivo di «disciplinare tutto il settore in maniera strutturale», sottolineando «la necessità di procedere ad una riforma organica del settore dei giochi». Per Baroni, «i ripetuti interventi normativi degli ultimi anni, infatti, non hanno sortito l'effetto auspicato di ridurre le dimensioni del fenomeno. Peraltro, Regioni e Comuni hanno introdotto misure a livello locale senza che vi fosse una logica complessiva». Gli emendamenti sul gioco presentati dal Movimento 5 Stelle hanno però ricevuto parere contrario dei relatori - Gian Mario Fragomeli (PD) e Carla Ruocco (M5S) - e del Governo, rappresentato in quel momento dal sottosegretario all'Economia Alessio Villarosa (M5S). Baroni ha quindi annunciato il ritiro e la presentazione di un ordine del giorno, su cui Claudio Mancini (PD) ha preannunciato il suo voto favorevole in Aula. Anche Stefano Fassina (LEU) ha sostenuto l'opportunità di una riforma organica del settore dei giochi, per superare le attuali discrasie tra le normative regionali. «Il Governo intende impegnarsi per una riforma strutturale del settore», ha sottolineato infine il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta. Intanto è al Senato che si giocherà la partita dei 5 Stelle per riformare il settore dei giochi. Sarà votata la prossima settimana la proposta di modifica di Giovanni Endrizzi (M5S), che sostanzialmente riscrive i bandi di gara per le nuove concessioni dei giochi - tagliandone il numero e aumentando la base d'asta - e si scaglia contro la decisione di affidare al MEF la distribuzione dell'offerta sul territorio, nel tentativo di salvaguardare le norme più restrittive degli enti locali. Con la sua proposta, infatti, Endrizzi chiede di sopprimere la norma secondo cui sarà un decreto del MEF - sentito il MISE e il Viminale - a fissare «regole uniformi per tutto il territorio nazionale in ordine alla distribuzione dei punti di gioco», per «assicurare lo svolgimento delle gare e la collocazione dei punti vendita di gioco». 
Inoltre l'emendamento M5S propone di ridurre da 250mila a 200mila il numero delle slot e raddoppiare la base d'asta a 2.800 euro; ridurre da 58mila a 50mila le VLT e aumentare la base d'asta da 15.500 a 20mila euro (inoltre «per tali diritti non sarà possibile il rilascio di ulteriori nullaosta in conseguenza di guasto»); ridurre da 35mila a 25mila il numero di bar e tabacchi che potranno ospitare apparecchi da gioco, con un aumento da 11mila a 18mila euro della base d'asta; ridurre da 2.800 a 2.400 il numero delle sale, prevedendo un aumento da 30mila a 40mila euro per la base d'asta; ridurre da 50 a 40 il numero dei diritti per la raccolta di gioco da remoto, per i quali la base d'asta passerebbe da 2 a 3 milioni di euro.
Sarà votato anche l'emendamento di Franco Mirabelli (PD) che fissa, dal 10 febbraio 2020, la misura del prelievo erariale unico su slot e VLT «rispettivamente, nel 23% e nel 7,93%»; per le slot, «la percentuale delle somme giocate destinata alle vincite (pay-out) è fissata in misura non inferiore al 65%». Inoltre, l'emendamento propone di fissare la tassa sulla fortuna alle VLT all'1,9% dal 1° maggio 2020 e all'1,3% dal 1° gennaio 2020 per la parte di vincita fino i 250 euro e al 15% per la parte di vincita eccedente i 250 euro.
MSC/Agipro 

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