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Ultimo aggiornamento il 01/10/2024 alle ore 21:30

Attualità e Politica

01/10/2024 | 17:58

Divieto di pubblicità giochi, Tar Lazio conferma multe di Agcom a Top Ads per oltre 2,2 milioni di euro

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Divieto di pubblicità giochi Tar Lazio conferma multe di Agcom a Top Ads per oltre 2 2 milioni di euro

ROMA – Confermate dal Tar Lazio le due multe da 700mila euro e oltre 1,5 milioni inflitte da Agcom a Top Ads, colpevole di aver pubblicizzato giochi con vincita in denaro, in violazione del divieto sancito dal Decreto Dignità. La multa da 700mila euro faceva riferimento a violazioni commesse su cinque canali You Tube e sul sito www.spikeslot.com, mentre la seconda da oltre 1,5 milioni di euro era stata irrorata per video sulle piattaforme digitali Twitter, Telegram, Twitch e Tik Tok.

LA DIFESA - Top Ads aveva presentato diversi motivi di ricorso, tutti confutati dal Tar. Si era appellata, in primo luogo, alle Linee Guida Agcom, ritenendo che l’applicabilità del divieto fosse limitato ai soli operatori con sede legale in Italia (mentre la società ricorrente ha sede nella Repubblica di Malta). Aveva poi ricordato una direttiva dell’Unione Europea, secondo cui fra i settori connotati da maggiore rischio per la salute del consumatore non ci sarebbe “l’attività di comunicazione commerciale del gioco a pagamento”. Top Ads, quindi, riteneva la propria attività “utile per conoscere il gioco lecito e le sue modalità di funzionamento al fine di distinguerlo da quello illegale”. La ricorrente aveva poi prospettato rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE della questione “se sia compatibile, o meno, con il principio di un divieto assoluto di pubblicità in materia di gioco lecito in un sistema normativo nazionale che prevede un regime concessorio del gioco lecito mediante rilascio di concessioni che impongono agli operatori specifici obblighi informativi, compresa la promozione del gioco legale e responsabile per contrastare il gioco irregolare”. Per Top Ads i video in questione sarebbero stati “uno strumento di intrattenimento informativo di natura audiovisiva in cui i commentatori descrivono in chiave ironica le caratteristiche e il funzionamento dei prodotti e servizi di gioco per creare una maggiore consapevolezza sugli stessi. In altri termini, si sarebbe trattato di un’attività di informazione e non di promozione del gioco.

LA DECISONE - I giudici hanno tuttavia rigettato i motivi del ricorso. Innanzitutto, Il divieto di pubblicità del gioco a pagamento trova applicazione anche nei confronti dei soggetti con sede legale all’estero, “qualora abbiano ricevuto la concessione per l’offerta del gioco a pagamento in Italia dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e siano stati autorizzati alla fornitura di servizi media audiovisivi in Italia”. In secondo luogo, il Parlamento europeo con una risoluzione del 2013 ha evidenziato che “la fornitura di servizi di gioco d'azzardo online non è soggetta a una regolamentazione settoriale specifica a livello di UE”. Inoltre, “i fornitori di gioco d’azzardo online devono in ogni caso rispettare la legislazione nazionale degli Stati membri in cui operano” ed “è opportuno che gli Stati membri conservino il diritto di imporre le restrizioni che ritengono necessarie e giustificate per contrastare il gioco d’azzardo online illegale, al fine di applicare la legislazione nazionale ed impedire ai fornitori illegali l’accesso al mercato”.

Il Collegio non ha condiviso neanche l’ipotesi della “natura informativa” dei video, ribadendo che si tratta di contenuti “caricati con frequenza quasi giornaliera in cui il creator gioca, in ciascun video, a un gioco con vincite in denaro suggerendo addirittura le modalità per poter accedere a determinati bonus”.

GL/Agipro

Foto credits wp paarz/Flickr CC BY-SA 2.0

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