Attualità e Politica
05/05/2017 | 17:51
05/05/2017 | 17:51
ROMA - «Finalmente stiamo facendo passi avanti. La posizione del Governo è molto cambiata rispetto al passato e sulle basi attuali si può trovare l'accordo. Rimangono però alcuni punti da chiarire». Simona Neri ha competenza e argomenti per giudicare la nuova proposta di riordino del settore giochi, consegnata ieri dal sottosegretario Baretta agli enti locali. La sua carica di responsabile Anci Toscana del progetto ludopatia e bullismo e la sua esperienza attuale come sindaco di Pergine Valdarno la rendono interlocutore autorevole in un campo, quello del contrasto al gioco patologico, che troppo spesso vive di luoghi comuni e conoscenze sommarie.
Partiamo proprio dal piano di riordino. Tra le novità principali, la certificazione unica delle sale giochi. Tutte saranno di classe A, dovranno cioè garantire un alto livello qualitativo sul piano del controllo e del contrasto alla ludopatia.
«Mi pare una scelta giusta, a patto che le sale, almeno quelle di nuova apertura, siano soggette al distanziometro».
In effetti, nella bozza governativa si parla di una distanza di almeno 150 metri dai punti sensibili, ma l'obbligo è espresso chiaramente per tutte le nuove sale, mentre per quelle già esistenti la questione è ancora da definire.
«Su questo bisogna fare chiarezza. Magari i 150 metri rappresentano un limite minimo, che gli enti locali potranno ampliare. E c'è anche un altro punto da rivedere: fra i punti sensibili sono indicati solo scuole, luoghi di culto e SerT, ma si tratta di un elenco troppo ristretto. I luoghi da tutelare sono molti di più, mi auguro che su questo punto vi siano modifiche alla proposta del Governo».
Gioco patologico, Neri (Anci): «Ordinanze dei sindaci carenti sul piano scientifico, le Asl ci aiuteranno»
ROMA - La lotta al gioco patologico ha bisogno di un supporto scientifico di spessore, in mancanza del quale iniziative e prese di posizione risultano vulnerabili ed episodiche. Un problema che in questi mesi ha riguardato anche alcuni regolamenti degli enti locali in materia di giochi, bruscamente stoppati da Tar e Consiglio di Stato.
«Le ordinanze dei sindaci – sostiene Simona Neri (Anci Toscana e sindaco di Pergine Valdarno) - hanno un punto debole: teoricamente sono documenti anti-ludopatia, in pratica risultano carenti proprio sul piano delle relazioni scientifiche che dovrebbero supportare l'ordinanza. In Toscana abbiamo avuto i regolamenti di Firenze e Grosseto bocciati dal Tar proprio per lo scarso sostegno scientifico».
Al riguardo, è in preparazione, da parte dell'Istituto Superiore di Sanità un'indagine sul gioco patologico. Può essere un documento fondamentale per chiarire l'entità di un problema sociale su cui girano cifre incontrollate e spesso esagerate.
«Certamente si tratta di una iniziativa positiva. Ma nell'attesa noi ci siamo mossi con le Asl toscane, a cui abbiamo chiesto di produrre relazioni scientifiche, proprio per dare un supporto autorevole alle ordinanze anti-ludopatia».
L'Anci è un interlocutore determinante nella trattativa in piedi tra Governo ed enti locali. A livello regionale come vi state muovendo?
«Proprio in questo periodo abbiamo preparato una bozza di regolamento sui giochi e l'abbiamo distribuita ai comuni. Si tratta di una sorta di documento-guida che indica ulteriori luoghi sensibili da preservare, rispetto a quelli già contenuti nella legge regionale toscana. È peraltro una procedura legittimata proprio dalla legge, che consente espressamente ai sindaci di ampliare nelle loro ordinanze l'elenco dei luoghi sensibili».
Com'è la situazione nel Comune che lei amministra, Pergine Valdarno?
«Le do un dato eloquente: il volume di gioco annuo è pari al bilancio comunale, parliamo di oltre due milioni di euro. C'è gente che non può più nemmeno pagarsi le utenze ed è costretta a chiedere soldi al comune. Giusto che il comune si prenda cura anche di questi casi, ma a un patto: se vuole avere un contributo, il giocatore problematico deve sottoporsi a un percorso di cura nel SerT. Questo dovrebbe essere messo nero su bianco nelle ordinanze comunali».
Man mano che le leggi regionali anti-ludopatia trovano applicazione, gli amministratori locali si trovano davanti a un bivio: da un lato, l'obiettivo di regolamentare e talvolta ridurre il gioco sul territorio, dall'altro la tutela delle imprese che offrono gioco e dei posti di lavoro che garantiscono.
«Mi rendo conto, la soluzione è difficile, ma credo che sia essenzialmente un problema da risolvere a livello governativo, prendendo anche in esame processi di riconversione occupazionale. Noi, come amministratori locali, abbiamo altri problemi gravi, come il controllo del territorio rispetto alle infiltrazioni criminali di tipo anche mafioso. Negli anni passati, nel settore dei giochi c'è stata una liberalizzazione eccessiva, ora bisogna in qualche modo rimediare».
MF/Agipro
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