Attualità e Politica
14/03/2018 | 08:30
14/03/2018 | 08:30
ROMA - Dopo 20 anni di carte bollate, ricorsi e sentenze su più fronti giurisdizionali (dalle Commissioni tributarie alla Corte di giustizia e fino anche a quella Costituzionale), il bookmaker inglese Stanleybet ha chiuso l'accertamento con adesione con l'agenzia delle Entrate per il pagamento delle imposte dirette in Italia. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, oggetto dell'accordo con il Fisco italiano sono gli anni d'imposta che vanno dal 2008 al 2016 e per i quali la Guardia di Finanza ha contestato complessivamente la sottrazione a tassazione ai fini Ires e Irap di oltre 101 milioni di euro, con elementi negativi di reddito determinati in via presuntiva e segnalati all'Ufficio finanziario competente per 15,7 milioni. Come ha spiegato Giovanni Garrisi, chief executive dell'operatore londinese, nell'esprimere piena soddisfazione per l'accordo raggiunto, «ci sono ora le condizioni per un ingresso di Stanleybet nel sistema concessorio italiano già a partire dai prossimi bandi di gara, attesi per il mese di settembre». Pur non volendo svelare le cifre dell'intesa raggiunta con l'autorità italiana, per Garrisi si tratta comunque del «ripristino della legalità. E' stata una battaglia lunga e certamente aspra, ma che alla fine ha portato a una definizione condivisa, almeno sul fronte delle imposte dirette». Resta però da definire il rapporto di Stanleybet con i Monopoli e soprattutto con l'imposta unica sulle scommesse. In questo caso assume particolare rilievo la recente sentenza della Corte costituzionale (n. 27/2018), secondo cui è legittimo tassare i titolari dei Centri di trasmissione dati collegati a società non autorizzate in Italia, analogamente a chi opera con la concessione statale. Ma le imposte non possono essere comunque calcolate sull'attività precedente all'entrata in vigore della norma, introdotta dalla legge di stabilità del 2011. Una vittoria per la Stanleybet su cui Garrisi ribadisce quanto già affermato nelle settimane scorse: «L'imposta unica applicata ai Ctd e a cui siamo chiamati a rispondere in solido non è un'imposta ma una sanzione con cui lo Stato ha provato a bloccare Stanleybet sul mercato del gioco italiano». Non si esclude allora, già prima dell'estate, un rinvio dell'imposta unica davanti alla Corte di giustizia. Una soluzione per il bookmaker inglese è comunque già sul tavolo di Piazza Mastai: «Le tasse già le paghiamo e dal prossimo mese di ottobre il Fisco italiano riceverà la prima dichiarazione dei redditi targata Stanleybet», ricorda Garrisi. Il quale aggiunge che «se i Monopoli riconoscono a Stanleybet di poter stare sul mercato, siamo pronti a collegarci al totalizzatore e ad entrare a pieno titolo nel sistema regolatorio italiano». Ma attenzione, «nessuna sanatoria o condono per il passato», la proposta di Garrisi «è quella di affidarci totalmente ai giudici nazionali ed europei». Ma che succederà se l'amministrazione non potrà bandire le nuove gare per le scommesse senza una ratifica dell'accordo raggiungo dall'ultimo governo con le Regioni e con i sindaci? Il numero uno di Stanleybet non ha dubbi: «siamo pronti già da ora a sederci al tavolo con l'amministrazione e a sottoscrivere un nuovo accordo per stare da subito sul mercato».
RED/Agipro
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