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Attualità e Politica

03/04/2020 | 13:31

Giochi non autorizzati per falsare la contabilità: Cassazione condanna imprenditore per bancarotta fraudolenta

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ROMA - La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta nei confronti di un imprenditore che vendeva consapevolmente prodotti di gioco senza autorizzazione. La vicenda, si legge nella sentenza dei giudici supremi, è iniziata nel 2009, quando l'imputato è stato accusato di «provocato il fallimento della società con operazioni dolose», in particolare organizzando «concorsi a premio con
vendita dei tagliandi, in assenza delle autorizzazioni da parte dei Monopoli di Stato». L'imprenditore aveva accumulato sanzioni per 20 milioni di euro, oltre alla «formazione di un debito verso l'Erario di oltre 2 milioni di euro». Il Collegio della Quinta sezione penale conferma la ricostruzione della Corte di Appello di Milano: la società dell'indagato «svolgeva attività di vendita di tagliandi Gratta e Vinci irregolari, non aveva versato «il contributo richiesto da Lottomatica ed aveva ricavato introiti consistenti dalle iniziative illegali». Una condotta configurabile come gioco abusivo, ribadisce la Cassazione, che poi sottolinea «la consapevole scelta gestionale» dei responsabili della società, «da cui consegue il prevedibile aumento della sua esposizione debitoria nei confronti dell'Erario e degli Enti previdenziali». Tale situazione secondo i giudici non poteva sfuggire all'imprenditore; la sua condotta è quindi fraudolenta, ovvero costituita «dalla coscienza e volontà dell'irregolare tenuta delle scritture, con la consapevolezza che ciò rendesse impossibile la ricostruzione delle vicende del patrimonio». La documentazione reperita dal curatore fallimentare era in effetti «esigua nonostante le ripetute richieste» e non era riuscito con la contabilità a disposizione «a ricostruire i movimenti degli affari». Il ricorso dell'imputato è stato quindi dichiarato inammissibile. LL/Agipro

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