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Attualità e Politica

31/03/2017 | 16:40

Slot Piemonte, lo spettro del 30 settembre: sugli apparecchi la scure del “distanziometro”

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ROMA - Punto focale della normativa regionale piemontese è il cosiddetto “distanziometro”: nei comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti, l'installazione di slot e videolottery è vietata in locali che distano meno di trecento metri da una nutrita serie di “punti sensibili”, nei quali sono compresi luoghi di culto, scuole, impianti sportivi, ospedali, oratori, istituti di credito e stazioni ferroviarie. La distanza diventa di cinquecento metri nei comuni con più di cinquemila abitanti.

Il taglio del 30 settembre riguarda le slot installate nei locali pubblici, come bar e tabacchi. Più tempo, viene dato alle sale da gioco e sale scommesse, che dovranno adeguarsi entro tre anni dall'approvazione della legge o addirittura entro cinque anni, nel caso di licenze decorrenti dal 1° gennaio 2014.

Gli effetti della normativa, stante la lunga e variegata lista dei punti sensibili, mette di fatto fuori gioco la stragrande maggioranza delle slot sul territorio regionale, con prevedibili ricadute sul piano occupazionale. Un caso analogo a quello che proprio in questi giorni ha infiammato il dibattito politico nel Consiglio Regionale della Liguria, la cui legge antiludopatia è ancora più drastica perché non distingue tra slot e altri tipi di gioco. Al riguardo, il presidente ligure Giovanni Toti ha parlato di emergenza occupazionale e annunciato la proroga di un anno della decadenza delle licenze.

«Nell'incontro del 3 aprile a Torino – è la posizione del Centro Studi Astro – cercheremo spiegare che il gioco legale deve affrancarsi dal concetto di mera soddisfazione delle aspettative erariali e rivendicare la necessità di essere una industria normale, con uno sviluppo normale e sostenibile. È dovere delle Istituzioni “utilizzare” (e non estromettere o far estinguere per soffocamento tributario o normativo) le imprese selezionate per distribuire il gioco autorizzato, per realizzare un modello industriale che tuteli il consumatore – per primo – e l’erario poi».
MF/Agipro

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