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Estero

11/06/2015 | 09:41

Ungheria, Corte UE «Legge che vieta le slot fuori dai casinò è contraria a libera prestazione dei servizi»

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Corte Giustizia UE Ungheria Legge slot casinò

ROMA - «Una legislazione nazionale che autorizza la gestione e la pratica di determinati giochi di azzardo solo nei casinò costituisce una restrizione della libera prestazione dei servizi». E' quanto si legge nella sentenza della Corte di giustizia europea sulla legge entrata in vigore nel 2012 in Ungheria secondo la quale la gestione delle slot machine è stata riservata ai casinò, escludendo quindi le sale da gioco. «Una misura che aumenta drasticamente l’importo delle tasse che grava sulla gestione delle slot machine nelle sale da gioco può essere ugualmente considerata restrittiva qualora sia tale da proibire, ostacolare o rendere meno allettante l’esercizio della libera prestazione dei servizi di gestione delle slot machine nelle sale da gioco», si legge ancora. A questo riguardo, «la Corte osserva che tale ipotesi ricorrerebbe qualora il giudice nazionale constatasse che l’aumento delle tasse ha impedito la gestione redditizia delle slot machine nelle sale da gioco, confinando in tal modo effettivamente quest’ultima nei casinò». Inoltre, la Corte rileva poi che «gli obiettivi perseguiti dalle misure contestate, ossia la protezione dei consumatori contro la dipendenza dal gioco nonché la prevenzione della criminalità e della frode collegate al gioco, sono tali, in linea di principio, da giustificare le restrizioni alle attività di gioco d’azzardo. Queste restrizioni devono però perseguire siffatti obiettivi in modo coerente e sistematico». A questo proposito, la Corte nota che «pare che l’Ungheria persegua una politica di espansione controllata delle attività di gioco d’azzardo, circostanza che il giudice del rinvio dovrà verificare, e di tale politica farebbe segnatamente parte il rilascio di nuove concessioni di gestione di casinò nel 2014». Quindi, «si può giudicare che una politica del genere persegua i predetti obiettivi in modo coerente e sistematico solo nel caso in cui, da un lato, essa sia in grado di porre rimedio, in Ungheria, a un problema reale collegato ad attività criminose e fraudolente in rapporto con i giochi nonché all’assuefazione al gioco e, dall’altro, essa non abbia un’ampiezza tale da renderla inconciliabile con lo scopo di frenare l’assuefazione al gioco, elementi che spetterà al giudice nazionale verificare». Il giudice nazionale dovrà anche verificare «se i provvedimenti in questione rispettino i principi di certezza del diritto e di tutela del legittimo affidamento, nonché il diritto di proprietà dei gestori di sale da gioco. In tale contesto, la Corte ricorda che, quando il legislatore nazionale revoca autorizzazioni che consentono ai loro titolari di esercitare un’attività economica, è suo compito prevedere un sistema di compensazione ragionevole o un periodo transitorio di durata sufficiente per consentire a detti titolari di adeguarsi». Infine, la Corte sottolinea che, «qualora si dovesse accertare una restrizione ingiustificata della libera prestazione dei servizi, i gestori di sale da gioco potrebbero ottenere dallo Stato ungherese il risarcimento del danno sofferto a causa della violazione del diritto dell’Unione, purché tale violazione sia sufficientemente qualificata e sussista un nesso di causalità diretto tra quest’ultima e il danno sofferto, circostanze che spetterà al giudice nazionale verificare». RED/Agipro

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