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Ippica & equitazione

26/09/2012 | 17:26

Ippica, il retroscena: Tor di Valle ultima fermata, 'vittima' della legge sugli stadi (3)

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ippica il retroscena tor di valle ultima fermata vittima della legge sugli stadi 3

ROMA - Il punto è che il Gruppo Parnasi prima di avventurarsi nella costruzione di un nuovo ippodromo, vorrebbe delle garanzie specifiche sul prosieguo dell’attività ippica, ed è per questo che sarebbe in attesa di un via libera di massima del ministro per le Politiche Agricole, Mario Catania, dal quale dipendono le sorti dell'ippica.

La nuova società, però, che dovrebbe gestire il passaggio tra la vecchia e la nuova gestione di Tor di Valle, non è ancora decollata: doveva partire a fine agosto, ora si parla del primo ottobre, ma nulla è certo. Al vertice della nuova azienda-ippodromo dovrebbe esserci Enzo Mei, persona vicina a Luca Parnasi e già Presidente dell’ippodromo di Capannelle, ma la nuova realtà imprenditoriale viaggia a scarto ridotto e avrebbe fin qui acquisito soltanto alcuni dei rami d’azienda dell’ippodromo, come quello della ristorazione.

Il vero freno però, non è nella volontà dei protagonisti, ma nella grottesca vicenda della legge sugli stadi, in perenne attesa dell'esame di Governo. Nelle segrete stanze dell'ippodromo romano – e non solo - sono in molti a sostenere che una volta approvata la legge sui nuovi impianti di calcio il progetto che porterebbe al “trasloco” di Tor di Valle andrebbe incontro ad una accelerazione fulminante. La Roma ha fretta. Unicredit – che per molti è la regista dell'operazione - ha fretta; Gaetano Papalia ha fretta e deve sistemare pendenze arretrate di vario genere: dagli arretrati al personale ai premi al traguardo di Tor di Valle, una situazione simile a quella dell'ippodromo napoletano di Agnano dove il Gruppo Papalia è socio con l’imprenditore siciliano Concetto Mazzarella. Entrambi gli impianti si trovano con le spettanze derivanti dalla convenzioni con l’Assi (ex Unire) bloccate a causa di inadempienze con l’erario e gli enti previdenziali. Parnasi e Unicredit avrebbero in realtà anche diversi piani alternativi. Se la legge sugli stadi dovesse tardare ancora, costringendo gli americani della Roma a rivedere i loro piani, l’area potrebbe essere destinata alla creazione di un nuovo cimitero. Oppure alla creazione di un altro centro commerciale con annesse costruzioni abitative e centro sportivo. (fine)

RED/Agipro 

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