Agipronews

Hai dimenticato la password?

Ultimo aggiornamento il 23/01/2025 alle ore 20:45

Ippica & equitazione

26/09/2012 | 17:23

Ippica, il retroscena: Tor di Valle ultima fermata, 'vittima' della legge sugli stadi

facebook twitter pinterest
ippica il retroscena tor di valle ultima fermata vittima della legge sugli stadi

ROMA - Sono in molti a sostenere che il Derby di trotto del prossimo 7 di ottobre sarà il canto del cigno per l'ippodromo di Tor di Valle. A meno che non arrivi il via libera del Governo alla legge sugli stadi. Lo storico impianto inaugurato il giorno di Santo Stefano del 1959 potrebbe chiudere i battenti per abbracciare il mondo del pallone. L'attuale società di gestione, la Ippodromo Tor di Valle srl, è in liquidazione già da qualche mese e i terreni sui quali sorge l’impianto sono di proprietà di un’altra società, la S.A.I.S. che fa sempre capo alla famiglia Papalia già proprietaria, dagli anni della Dolce Vita, dello storico hotel Plaza in via del Corso.

Da diverso tempo l’impianto, complice la bruciante crisi dell’ippica, vive in uno stato di semi-abbandono: tabelloni elettronici spenti o malfunzionanti, ascensori in tilt, i segni del tempo che inesorabilmente affiorano, promozione delle attività prossima allo zero. Tra i “si mormora” e i “si dice” affiorano piccole leggende e mezze verità. C'è chi sostiene che i terreni, il cui valore complessivo si aggirerebbe attorno ai 47 milioni di euro, siano stati ceduti, o magari promessi-opzionati al costruttore Luca Parnasi, che proprio da quelle parti ha edificato uno dei centri commerciali più grandi e lussuosi d’Europa (Euroma 2) e sta ultimando la costruzione dei due grattacieli che capeggiano all’imbocco della via Pontina, sotto il Palaeur. (segue)

 

L’obiettivo sarebbe quello di realizzarvi lo stadio della As Roma. Non è un mistero, infatti che Tom Di Benedetto, l'ormai ex presidente “americano” della Roma calcio, ai tempi del suo incarico, sia stato avvistato mentre si aggirava in lungo e in largo per il parterre deserto dell’ippodromo, accompagnato dai suoi fidi avvocati. E non solo: i suoi “tecnici” più volte sono stati avvistati in giro per le scuderie. E, infine, non è un mistero che la Roma abbia posto l’area di Tor di Valle in cima alla lista dei desideri per la realizzazione del nuovo stadio, con la benedizione a stelle e strisce.

E l'ippodromo? Dovrebbe traslocare, seguendo l'idea (e le voci) di una collocazione alternativa situata più a nord, nella zona di Via del Pescaccio, tra la via Aurelia e via della Pisana (dove ha sede la regione Lazio, recentemente alle prese con l’ippodromo di Tor di Valle e la richiesta di quest’ultimo di porre in cassa integrazione i 61 dipendenti dell’impianto). Un ippodromo nuovo di zecca con una pista da corsa, ma poco più di un centinaio di box riservati ai cavalli di transito. Una soluzione stridente, in effetti. Attualmente a Tor di Valle i box sono 800 nei quali “risiedono” stabilmente alcune centinaia di cavalli che si allenano nell'ippodromo romano. Già perché la vecchia convenzione prevedeva un congruo contributo (qualche milioncino) dell’allora Unire per quegli impianti che fornivano anche una struttura di allenamento per i cavalli. Contributo che ora è venuto a cadere, vista la crisi economica che avvolge il comparto, rendendo di fatto anti-economico il mantenimento di una struttura di questo tipo. 

Il punto è che il Gruppo Parnasi prima di avventurarsi nella costruzione di un nuovo ippodromo, vorrebbe delle garanzie specifiche sul prosieguo dell’attività ippica, ed è per questo che sarebbe in attesa di un via libera di massima del ministro per le Politiche Agricole, Mario Catania, dal quale dipendono le sorti dell'ippica.

La nuova società, però, che dovrebbe gestire il passaggio tra la vecchia e la nuova gestione di Tor di Valle, non è ancora decollata: doveva partire a fine agosto, ora si parla del primo ottobre, ma nulla è certo. Al vertice della nuova azienda-ippodromo dovrebbe esserci Enzo Mei, persona vicina a Luca Parnasi e già Presidente dell’ippodromo di Capannelle, ma la nuova realtà imprenditoriale viaggia a scarto ridotto e avrebbe fin qui acquisito soltanto alcuni dei rami d’azienda dell’ippodromo, come quello della ristorazione.

Il vero freno però, non è nella volontà dei protagonisti, ma nella grottesca vicenda della legge sugli stadi, in perenne attesa dell'esame di Governo. Nelle segrete stanze dell'ippodromo romano – e non solo - sono in molti a sostenere che una volta approvata la legge sui nuovi impianti di calcio il progetto che porterebbe al “trasloco” di Tor di Valle andrebbe incontro ad una accelerazione fulminante. La Roma ha fretta. Unicredit – che per molti è la regista dell'operazione - ha fretta; Gaetano Papalia ha fretta e deve sistemare pendenze arretrate di vario genere: dagli arretrati al personale ai premi al traguardo di Tor di Valle, una situazione simile a quella dell'ippodromo napoletano di Agnano dove il Gruppo Papalia è socio con l’imprenditore siciliano Concetto Mazzarella. Entrambi gli impianti si trovano con le spettanze derivanti dalla convenzioni con l’Assi (ex Unire) bloccate a causa di inadempienze con l’erario e gli enti previdenziali. Parnasi e Unicredit avrebbero in realtà anche diversi piani alternativi. Se la legge sugli stadi dovesse tardare ancora, costringendo gli americani della Roma a rivedere i loro piani, l’area potrebbe essere destinata alla creazione di un nuovo cimitero. Oppure alla creazione di un altro centro commerciale con annesse costruzioni abitative e centro sportivo. 

RED/Agipro 

Breaking news

Ti potrebbe interessare...

x

AGIPRONEWS APP
Gratis - su Google Play
Scarica

chiudi Agipronews
Accesso riservato

Per leggere questa notizia occorre essere abbonati.
Per info e costi scrivere a:

amministrazione@agipro.it

Sei già abbonato?
Effettua il login inserendo username e password