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Poker & Casinò

11/11/2008 | 18:29

POKER SPORTIVO – LA RELAZIONE DEL VIMINALE: “NORMATIVA INSUFFICIENTE, RISCHIO CRIMINALITA”

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(red.) Nove pagine di relazione, firmata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e dal capo della Polizia Antonio Manganelli, per disegnare lo steccato all'interno del quale dovrebbe muoversi il complesso mondo dei tornei “fisici” di poker - in sostanza, quelli con carte e tavolo “reali” -  nella variante Texas Hold'Em. Uno steccato rigido, che fissa limiti evidentemente prudenti, se non stretti, inviato al Consiglio di Stato che, rivolgendosi direttamente al Ministro, aveva chiesto un'indagine esplorativa su come dovrebbe e potrebbe essere l'Italia che si siede attorno al tavolo verde.
Il tetto di spesa per il diritto di partecipazione, secondo il ministro Maroni, non dovrebbe essere superiore ai 100 euro  e solo nelle fasi finali a carattere nazionale. Non più di 30 euro, invece,  per l'iscrizione a tornei locali, provinciali e regionali.  Sarebbe consigliabile lo stop al “rebuy” e cioè  l'acquisto di una seconda posta di gioco una volta esaurita quella di ingresso al tavolo. La limitazione per gli organizzatori, secondo il ministero dell'Interno è nel divieto di “svolgere nella medesima serata e nella stessa località più di un torneo”. 

(red.) La richiesta di un parere del Consiglio di Stato al ministro era nata dalla proliferazione di oltre 500 organismi che, negli ultimi due anni, avevano chiesto a vario titolo di organizzare tornei di poker. Un tema caldissimo negli ultimi mesi e oggetto di aspro contenzioso tra autorità di pubblica sicurezza e associazioni sportive, nato dalla carenza normativa in merito che stride con i numeri del fenomeno, in rapida crescita (500 tra associazioni, circoli sportivi e federazioni autonome) “assumendo – osserva il ministro - considerevoli dimensioni in relazione alle somme di denaro messe in gioco e alle connesse problematiche di ordine e sicurezza pubblica”.
Nella relazione, viene messo a fuoco anche il volume medio di quota di partecipazione ai tornei, che oscilla tra i 50 e i 1500 euro. In nessun caso, secondo Maroni, la quota di partecipazione viene girata interamente al montepremi con una forbice di trattenuta da parte degli organizzatori su presunti costi organizzativi individuata tra il 10 e il 20 per cento e “in nessun caso documentati”.

(red.) Il Ministero osserva anche come l'evidente carenza normativa sui tornei “live” di poker induca le questure a considerarli, prudentemente, “in tutte le tabelle dei giochi proibiti”. Il punto focale del contenzioso è proprio qui: si tratta di gioco d'azzardo o di gioco “sportivo” e dunque lecito? Il Viminale invita dunque a verificare - considerando che è reputato gioco d'azzardo quello a scopo di lucro - con urgenza quali possano essere le possibili restrizioni, pur riconoscendo il respiro ludico del gioco: “Il Texas Hold'Em nella misura in cui rappresenta uno svago può esprimere utilità sociale” mentre varca i limiti dell'azzardo quando “in considerazione delle regole applicate dagli organizzatori, esso palesi gli elementi tipici del reato”. E l'indicazione in questo caso è chiara: il gioco è riconducibile a fenomeno sociale solo se la posta in gioco è “poco significativa”, pochi euro, in sostanza.

(red.) Il ministro Maroni e il capo della Polizia Manganelli, lanciano l'allarme, poi, sulla diffusione del fenomeno con le attuali caratteristiche e indicano la contromisura, con il poker che è “sicuramente da vietare qualora la partecipazione ai tornei fosse consentita attraverso il versamento di una quota d'iscrizione non modesta, oppure tale da non essere destinata all'acquisizione di premi, nonché distratta per trarne vantaggio economico”, indicando nella mancanza di “fini trasparenti” l'elemento che porti il poker a sconfinare nell'illegalità. I pericoli, secondo il Viminale, sono chiari e facilmente individuabili: “dissolvimento patrimoniale”, rischi per il gioco clandestino, ritenuto “fonte di profitti per le organizzazioni criminali” e distorsione della definizione del poker sportivo in una modalità “classica del gioco d'azzardo”, fino ai rischi del fenomeno dell'estorsione  qualora il gioco finisse “sotto il controllo diretto della criminalità” a causa “dell'elevato flusso di danaro”.

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