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Poker & Casinò

14/10/2009 | 16:27

CASINO' - FIPE: “IL BILANCIO STATALE NON PUÒ ESSERE RISANATO CON LA PROLIFERAZIONE DEI CASINÒ”

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casino fipe il bilancio statale non puÒ essere risanato con la proliferazione dei casinÒ
 (c.r.) ROMA - “Il bilancio statale non può essere risanato con la proliferazione dei casinò”. È questa la posizione della Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, in rappresentanza di 250mila imprese e un milione di lavoratori, al decreto legge con cui il ministro Brambilla vuole dare il via libero all’apertura dei casinò negli alberghi a cinque stelle. “La nascita indiscriminata e senza criteri delle case da gioco non è molto educativa e porterebbe più danni che benefici. E considerata la crisi globale del settore porterà contributi modesti nelle casse dello Stato, né servirà a stimolare la domanda turistica. Se il provvedimento all’esame domani al Consiglio dei Ministri dovesse essere approvato – prosegue la Fipe attraverso un comunicato - in Italia potrebbero aprire oltre 230 case da gioco disposte a macchia di leopardo sul territorio, senza alcun nesso con il turismo. Fipe ricorda inoltre che il mondo dei casinò sta vivendo un momento di grande difficoltà a livello mondiale e per questo sembra ancora più assurda l’idea di poter fare cassa da un settore in piena crisi.
Mentre nel resto del mondo i casinò negli hotel stanno chiudendo e per funzionare devono essere inseriti in contesti fortemente strutturati, in Italia si sta pensando a un modello antiquato e diseducativo, perché una cosa sono i bisogni della finanza dello Stato, un’altra cosa è il modo di ottenerli alimentando comportamenti che spesso portano alla rovina persone e famiglie. Secondo il centro studi Fipe, i casinò potrebbero generare al massimo lo 0,5% in più delle presenze all’anno. Inoltre, sempre secondo il cento studi Fipe il comportamento di consumo dei giocatori/turisti è poco o per nulla assimilabile a quello dei turisti tout court. Essi utilizzano il sistema dei servizi turistici solo marginalmente e, dunque, non generano effetti positivi diretti sull’economia territoriale”.

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