CASINO’: IN SLOVENIA, AL CONFINE CON L’ITALIA, SI MOLTIPLICANO LE CASE DA GIOCO

(p.f.) Un tempo la meta ambita era il benzinaio. Da Trieste, si passava la frontiera per entrare nella ex-Jugoslavia, oggi Slovenia, si faceva il pieno a buon mercato e si rientrava. Un po’ quello che succede in altre zone di confine, laddove il porto franco consente acquisti convenienti e dove il carburante permette un buon risparmio. Oggi, la meta più ambita sono i casinò - con le coloratissime “slot-machine” elettroniche - negli ultimi mesi, sbocciati come fiori a ridosso dei numerosi valichi che dividono il confine friulano dalla Slovenia. Lipizza, Portorose, Rabulese, Se sana: ognuna col suo bravo casinò, per un totale di dieci case da gioco piazzate in zona strategica appena aldilà del confine. La metà delle quali, aperte negli ultimi 15 mesi. “Si fa prima a puntare alla roulette che a esibire il documento di indentità” dicono da quelle parti. Ovviamente, è fittissima la clientela triestina, che dalla linea di confine si trova ad un tiro di schioppo, ma il pellegrinaggio conta anche “aficionados” di altre regioni. Le slot-machine sono ovviamente le regine della situazione, con puntate che partono da cinque centesimi per salire inevitabilmente a seconda della macchinetta scelta. Che è elettronica ovviamente, e velocissima. Niente manovella, ma tasti. E un software di gioco molto “svelto”. Ovvio: più si gioca velocemente più il casinò ci guadagna. Tempi duri per il gioco “riflessivo”, quello della “francese” o dello “chemin de fer”, al quale accedono solo gli appassionati che arrivano dal Veneto, dall’Emilia Romagna, dal Lazio e dalla Toscana, pronti a farsi ospitare negli storici casinò di Lipizza o Portorose, che ai clienti “vip” offrono gratuitamente vitto e alloggio, sapendo che verrà ampiamente ripagato. In media, le slot presenti nelle cosiddette “sale da gioco di confine” di medie dimensioni sono circa trenta. Tra Fernetti e Se sana i casinò sono tre. Il più vecchio, quello dislocato vicino alla stazione, divenne celebre durante i mondiali dell’era sacchiana, il 1994, poiché fu il primo a mettere a disposizione un collegamento con i bookmakers inglesi per giocare sulle partite di calcio. Marziani, praticamente. A Lipizza, altra importante casa da gioco, che ha però scoperto il regime di concorrenza proprio di recente, visto che a pochi passi dal bivio tra la statale e la strada che porta a Lipizza stessa, è nata una casa da gioco piccola ma, dicono, dai ritmi di gioco perlomeno interessanti. Al valico di Pese, un anno fa circa, ha aperto una nuova casa da gioco. E nell’altro trafficatissimo valico poco distante, quello di Rabuiese, la musica, i colori e le luci sono le stesse: la piccola casa da gioco che c’era è stata soppiantata da una più grande, frutto di una radicale operazione di maquillage che crea un “effetto esca” mica da poco. Scendendo ancora verso sud, si arriva a Lazzaretto e sulla strada che conduce ad Ancarano, le case da gioco sono diverse, grandi o piccolissime non importa. E siamo arrivati a Portorose, località storica per il gioco d’azzardo. Senza però dimenticare Giusterna, dove pochi mesi orsono è stato aperto il casinò. Un regime di concorrenza che ha introdotto nuove tattiche per la promozione delle case da gioco. Volantinaggio nei locali pubblici di Trieste e delle località di confine. Offerte “tutto compreso” che attirano con consumazioni gratuite, pasti e “spettacoli di mezzanotte”. Praticamente impossibile fare una stima di quanto i nostri connazionali portino nelle casse dei casinò sloveni. Ma non serve grossa immaginazione per capire quale sia il volume d’affari.

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