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Poker & Casinò

01/09/2009 | 16:23

POKER - BRUNSON: "NEGLI ANNI '70 CI CHIAMAVANO GANGSTER"

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poker brunson negli anni 70 ci chiamavano gangster
(c.z.) ROMA - "Oggi i giocatori sono delle celebrità, sempre più giovani sognano di diventare professionisti del tavolo verde, ai tempi miei le cose erano diverse. Eravamo considerati dei gangster". Trenta anni di carriera ufficiale per Doyle Brunson, leggenda del poker che ha visto cambiare molte cose a Las Vegas. "Eravamo considerati cittadini di seconda classe - racconta - una vera maledizione per chi si guadagnava da vivere giocando. Credo che le cose siano cambiate grazie all'attenzione che i media hanno rivolto a questo sport. Io sono stato uno dei primi a mollare tutto per puntare forte sul poker". Da gangster a celebrità. "Troppa - commenta - io mi considero un giocatore di poker, non un comico. Al tavolo incontro certi pagliacci che pensano più a mettersi in mostra che vincere la partita. Questo non è poker per un purista come me". Ma è cambiato anche lo stile di gioco. "Le nuove generazioni hanno ancora troppo da imparare - spiega - vedo giocatori che pensano più a dimostrare di essere giocatori intelligenti che a vincere. Attaccano l'avversario in modo troppo aggressivo e senza razionalità. Devono imparare ancora troppo".  

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