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Poker & Casinò

18/04/2005 | 16:22

SPECIALE: UN GIORNO DA CROUPIER – VIAGGIO NEL MONDO DI UNA PROFESSIONE, ANDATA E RITORNO

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speciale un giorno da croupier viaggio nel mondo di una professione andata e ritorno

Ore 15,15. La Capitale si è concessa un sabato pomeriggio senza nuvole: il giorno che precede il “dì di festa” con tanta gente che si riversa nelle strade con l’intima ispirazione di trovare, tra le vetrine di una strada come Via Cola di Rienzo, qualche novità, un prezzo finalmente abbordabile o quel capo d’abbigliamento all’ultimo grido. E mentre l’umanità di Roma brulica in disordine al di fuori del suo formicaio, al quinto piano del civico n° 5 di Via Properzio, presso una delle sedi della Confcommercio cittadina, c’è chi ha rinunciato allo “struscio” del sabato pomeriggio per dare fondo alla propria passione o se volete, più semplicemente, per appagare una curiosità. Parte il primo corso di formazione per Croupier con la partnership della Confcommercio.
Al mio arrivo vengo accolto da Anna Conforti, Direttrice del Centro di Formazione Croupier di Padova, ideatrice del corso e “deus ex machina” di una serie di iniziative tese a promuovere l’apertura di nuove case da gioco in Italia. Mi scambia per un corsista: immediatamente mi presento e l’equivoco si risolve con qualche battuta ed il caffè di rito in un bar a Cola di Rienzo.
Iniziamo a parlare del corso in una sala che accoglie cinque tavoli da gioco: due sono per la roulette e tre sono per i giochi di carte. Capisco subito che l’incontro avrà un carattere pratico, nonostante ci siano delle dispense per lo studio ed alcuni ‘folder’ sui giochi.

 “Nei dieci anni di attività della nostra scuola” – esordisce Anna Conforti – “avremo formato circa un migliaio di croupier, ed oggi alcuni dei nostri allievi sono divenuti ‘direttori di sala’: siamo perciò divenuti un punto di riferimento per quanto concerne la formazione di questa figura professionale.”
Mi chiede, la direttrice del corso, se ci siano novità relative al calendario della Commissione “Attività Produttive” della Camera che, a cavallo tra i mesi di febbraio e marzo, avrebbe dovuto discutere il nuovo regolamento per le case da gioco in Italia. Il tempo di realizzare che solo due settimane fa ci sono stati i risultati delle elezioni regionali, e la domanda trova una risposta pressoché immediata.
Ma mentre si discute di questo ennesimo stop imposto dalla politica all’apertura di nuovi casinò, alla spicciolata cominciano ad arrivare i primi corsisti.
Mi avvicino, chiedo se posso avere qualche loro dichiarazione, e vengo immediatamente accontentato.
Andrea viene da Prato, ha 32 anni, e senza alcuna reticenza mi confida il suo interesse e la sua passione per ‘i giochi in generale’: “spero che questo un domani diventi anche una professione” – dice con un inconfondibile accento toscano – “credo che sia tra l’altro gratificante.” Poi c’è Aldo, un ragazzone di Roma, che con i suoi 28 anni ammette candidamente: “Ho scelto di fare questo corso per pura curiosità”. Accanto a lui c’è Federico, anche lui di Roma, più giovane di Aldo di un anno, che dichiara di partecipare al corso per curiosità, ma che poi si lascia scappare un “voglio vedere come funziona dall’altra parte, visto che sono stato spesso al casinò come giocatore.”
I miei dubbi trovano quindi delle conferme: ricerca di un lavoro stimolante, curiosità e passione, ecco le molle che spingono i giovani verso la professione del Croupier.

Arrivati ad un numero di 9 partecipanti, Marco Melani, Croupier professionista, nonché docente in questo corso, apre l’incontro del giorno, che durerà sino alle 18,00 circa, parlando di manualità: “inizieremo con il ‘taglio’ delle fiches” – dice brandendo una ‘stecca’ da 20 pezzi – “cercheremo di apprendere le tecniche ed i movimenti base che andranno ripetuti sia con la mano destra, che con la sinistra.”
Mi vengono in mente i fondamentali degli sport in cui si usano le mani ed un pallone per giocare: quando ci si riscalda si fa del “ball handling”, ovvero il trattamento della palla con le mani.
Così è per un Croupier: si inizia dai fondamentali, dall’uso degli strumenti principali per questo lavoro. Le mani.
E le raccomandazioni su questi indispensabili “strumenti di lavoro” non sono mai troppe: l’insegnante, infatti, non finisce mai di ripetere di tenerle sempre bene in vista, aperte sul tavolo, mai chiuse, mai in tasca per non insospettire l’ispettore di sala.
Il Croupier è anche questo: onestà e deontologia professionale.
Marco ripete le operazioni di ‘taglio’ delle fiches, tenendo incollata l’attenzione degli studenti sui suoi movimenti, mentre la sala continua ad accoglierne altri: alla fine saranno una quindicina, tra cui anche due ragazze.       
Si prova e si riprova per circa un’ora, ed ho ancora un po’ di tempo per scambiare con Anna Conforti due parole, prima che lei si dedichi ai colloqui privati con i corsisti: “Ci sono anche due ragazze” – precisa con una punta di orgoglio – “una di loro però questo pomeriggio era impegnata con il lavoro e verrà domani (domenica n.d.r.). Sono sempre stata un fautrice della ‘Roulette in rosa’, ne ho fatto il mio motto.”
Poi spiega come verrà articolato il corso: “I nostri corsisti avranno 8 fine settimana come questo organizzato a Roma, in cui faranno soprattutto pratica e capiranno se hanno davvero la vocazione per questo mestiere. Dobbiamo essere certi della loro motivazione, e dal canto nostro cerchiamo sempre di non creare false aspettative sul lavoro che andranno a compiere.”

Intanto sui tavoli verdi si è passati al ‘come porgere le fiches’ sotto lo sguardo vigile di Marco Melani, che d’esperienza nel settore, visto il curriculum vitae, ne ha da vendere: prima una ‘stecca’, poi due, poi tre, quindi quattro. I corsisti intanto bombardano il docente con le loro domande: dove si lavora di più? In Italia si trova occupazione? Quante ore si lavora? Quanto si guadagna?
Ad ogni domanda una risposta semplice, dettata dall’esperienza.
Su di una nave da crociera, ad esempio, si può guadagnare una media di 1.200/1.300 euro, escluse le mance; ci sono poi case da gioco dove si può partire con un mensile di 800 euro, e lì la mancia diventa importante, se non fondamentale.
Una buona settimana di mance può arrivare a 400/500 euro, clienti permettendo.
Si prova ancora, fino alle 17,00, momento in cui dalle fiches si passa alle carte, con l’apprendimento di un’altra manualità specifica, un’altra materia oggetto di “table test”, come lo chiama il docente.
Si tagliano le carte da gioco e si parla di “Black Jack”, di cui alcuni sono assolutamente digiuni; ma è anche il tempo per Anna Conforti di chiamare i ragazzi al colloquio privato.
Intorno alle 17,30, mezz’ora prima della fine prevista dell’incontro, decido di andare via, così da poter rielaborare quel che ho visto ed appreso in questa esperienza: domani (ieri per chi legge n.d.r.) si terrà una seconda giornata, dalle 11,00 alle 17,00, più lunga ed impegnativa per tutti, corsisti, docenti ed organizzatori.
Mentre esco dal n° 5 di Via Properzio, ragiono sul fatto che negli anni ‘80 molti ragazzi della mia età andavano a lavorare come ‘animatori’ nei villaggi turistici, per una stagione, magari solo per un’estate, in cerca di un impiego temporaneo o solo di un’esperienza: so per certo che alcuni di questi ne ha fatto, con il tempo, una professione.
Cambiano le generazioni, cambiano i tempi, cambiano le aspirazioni, benché sembri che nulla sia cambiato davvero.
Ma una cosa pare invece che sia mutata da quegli anni ’80: oggi i giovani cercano comunque la professionalità, probabilmente spinti da un mercato del lavoro che ormai non lascia più nulla all’improvvisazione e all’estro personale. Neanche tra i croupier.  

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