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SuperEnalotto

02/08/2002 | 11:00

INTERVISTE: SANDI E IL SUPERENALOTTO

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interviste sandi e il superenalotto

Si preannuncia un estate molto calda per gli appassionati del SuperEnalotto. Domani sera il 6 metterà in palio 35,6 milioni di euro e potrebbe fruttare una delle vincite più alte di sempre nel nostro Paese.
Ma il SuperEnalotto è ancora un "fenomeno" e quali prospettive ci sono per l'evoluzione di un mercato, come quello dei giochi, che coinvolge circa 18 milioni di italiani?

Intervista al dottor Giorgio Sandi, Amministratore Delegato di Sisal, la società che gestisce SuperEnalotto e Totip+.

Siamo di fronte ad un jackpot da brividi: ma gli italiani hanno ancora la "febbre alta" per il SuperEnalotto?
Certamente il SuperEnalotto è un gioco che ha fidelizzato tantissimi appassionati che continuano a giocarlo ogni settimana. E' vero che oggi il "clamore mediatico" è meno forte di qualche tempo fa. Una parte di colpa, se di colpa di può parlare, è dell'euro. Infatti, parlare di milioni non fa lo stesso effetto di quando c'erano premi miliardari. In tal senso fa scuola quello che è accaduto in Germania, paese ad aver adottato l'euro prima di tutti gli altri. Nei concorsi tedeschi i premi vengono ancora reclamizzati in marchi, nonostante il rapporto marco/euro sia di 2 a 1 e non di 2000 a 1 come in Italia. Praticamente, parlare di milioni, seppur in euro, non crea "emozione" come quando si parlava di miliardi.

Ad inizio anno è stato tolto il "tetto" al jackpot del SuperEnalotto. Questo ha fatto bene al gioco?
E' ancora presto per accorgersene anche perché siamo sono state poche le occasioni in cui il jackpot ha superato la soglia dei 50 miliardi (parlando in lire), per la quale era previsto il meccanismo del tetto. Se il 6 dovesse mancare per qualche altro concorso, ci potremmo trovare di fronte premi che potrebbero sfiorare 100 miliardi ed allora avremmo un ritorno dell'effetto mediatico.

Sta nascendo l'Agenzia dei Giochi, che ruolo avrà Sisal?
L'Agenzia è molto importante perché permetterà la creazione di un unico centro dove tutti i gestori si potranno finalmente confrontare attorno ad un unico tavolo. Si potranno così appianare differenze e divergenze e combattere in maniera più armonica il fenomeno del gioco clandestino che tante risorse toglie all'erario. Praticamente adesso tutti i giochi sono sotto l'egida dei Monopoli di Stato (solo l'ippica ha una doppia "dipendenza" dai Monopoli e dal Ministero dell'Agricoltura) e questo permetterà di evitare un mercato selvaggio tramite la predisposizione di tavoli tecnici consultivi anche se non decisionali. Bisogna ridisegnare il settore, nel quale Sisal è l'operatore più anziano visto che è attiva dal 1946, correggere le disparità ed evitare opere scoordinate. La cifra spesa dagli italiani per il mondo ludico non è infinita e per questo vanno armonizzate le risorse. Bisogna pensare ad un settore dei giochi molto più vicino al mercato dei beni di consumo, con l'offerta di più prodotti tarati sui gusti del pubblico, suscettibili di cambiamenti e seguiti da un'attenta politica commerciale. In tal senso è da vedersi molto positivamente l'iniziativa del Senatore Pedrizzi, Presidente della Commissione Bilanci e Finanza del Senato, che ha dato il via ad un'indagine conoscitiva per la costruzione di un sistema armonico dei giochi.

Il mondo dei giochi sta attraversando un anno di stasi o consolidamento? E che cosa c'è da aspettarsi in questi 4 mesi che mancano alla fine del 2002?
Il 2002 va visto come un anno di transizione, non certo di consolidamento visto che probabilmente non si raggiungeranno i volumi di gioco del 2001. Si può piuttosto parlare del termine di un ciclo ed il 2002 si propone come un "anno zero" per la nascita di un nuovo ciclo. Lo scorso anno l'erario ha avuto una diminuzione delle entrate derivanti dai giochi di circa 2.000 miliardi. Quest'anno la flessione dell'intero settore si potrebbe aggirare intorno al 10%. Ma il settore presenta ancora molta vitalità e per questo bisogna fare ancora più attenzione all'etica. Ci sono troppe improvvisazioni ed è auspicabile un maggiore equilibrio, facendo partire alla pari tutti gli operatori del settore, che dovrebbero essere premiati dal pubblico per meriti propri. Ed a proposito di disparità, quelle relative al prelievo fiscale sono molto evidenti. Ad esempio, al SuperEnalotto abbiamo il prelievo record del 54%, mentre in altri casi, facendo riferimento soltanto all'erario, si scende fino al 6%. Ricordiamo che mediamente l'erario preleva dal settore dei giochi circa il 23% del movimento.

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