RINNOVO SUPERENALOTTO: STANLEY SCONFITTA RICORRE AL CONSIGLIO DI STATO

(n.t.) Stanley International prosegue la “battaglia totale” contro l’Italia dei giochi, con l’obiettivo sempre più chiaro di trasformare in terra di conquista un mercato interno fondato su concessioni statali ma nel quale, va ricordato, gli operatori nazionali si muovono spesso “zavorrati” da vincoli stringenti e da una tassazione che non ha eguali nei paesi europei concorrenti: basti pensare che il prelievo erariale sul tanto ambito SuperEnalotto è pari addirittura al 54%. Così, dopo il rigetto del ricorso presentato da Stanley al Tar Lazio per l'annullamento dell'atto Aams che aveva rinnovato per cinque anni la concessione SuperEnalotto a Sisal, il bookmaker di Liverpool, attraverso una dichiarazione alla stampa di John Whittaker, Chairman di Stanley International, esprime oggi “sconcerto” e ribadisce l’intenzione di tentare un nuovo assalto, stavolta al Consiglio di Stato: “Reagiremo con il massimo vigore e senza compromessi – afferma il manager Stanley - ad una pronuncia che ci discrimina, così come discrimina tutti gli operatori comunitari e nazionali. Ci attiveremo immediatamente per proporre appello in Consiglio di Stato. Ma non è tutto: a questo punto non è più procrastinabile un’azione di diritto esterno. E’ necessario, nei modi che i nostri legali ci consiglieranno, informare ed esporre alle Autorità Europee, Commissione e Corte di Giustizia, lo scenario di crescente illegalità e discriminazione della gestione complessiva dei giochi in Italia, ormai in mano a pochi gruppi che sono in grado di condizionare ed orientare le scelte delle Autorità Italiane”. Anche il recente rinnovo delle concessioni per le scommesse sportive, tradizionale terreno di scontro legale degli operatori inglesi con il sistema Italia, ne rappresenta “un esempio ulteriore”, cui va aggiunto “il contemporaneo rinvio sine die del riordino del settore e dell’apertura del mercato a nuovi operatori esteri, promessa dai Monopoli di Stato”. L’obiettivo, par di capire ancora una volta, non sembra la gestione del SuperEnalotto – un gioco che non fa parte del dna del bookmaker inglese, orientato soprattutto ad aprire punti vendita di scommesse sportive sul territorio – quanto piuttosto il tentativo di affermare nei tribunali la sostanziale illegittimità della politica italiana nel settore dei giochi. Stanley non è d’altronde nuova ad intraprendere azioni legali clamorose, sempre e comunque mirate all’annullamento dei provvedimenti dell’Amministrazione italiana, ritenuti, nella totalità dei casi, contrari a principi comunitari quali la libera circolazione dei servizi e la libertà di stabilimento. Spesso gli inglesi hanno vinto battaglie anche importanti – come nel caso della sentenza Gambelli della Corte di Giustizia - ma appare evidente come la guerra sia ancora in pieno svolgimento, come dimostra la discussione del ricorso Stanley davanti al Tar Lazio, lo scorso 6 luglio. A fronte di una richiesta di annullamento dell’atto di rinnovo, l’Amministrazione – attraverso l’Avvocato dello Stato, Amedeo Elefante – ha fatto presente come “la proroga sia propedeutica alla nascita, tra cinque anni, di un sistema realmente concorrenziale, in cui tutti gli operatori potranno accedere la rete di raccolta pubblica. Contrariamente alle posizioni dei ricorrenti esteri (tra i quali c’erano anche i tedeschi di Puntogioco24, ndr), poi, ci troviamo invece nella situazione descritta dal comma 2 dell’articolo 86 del Trattato Ue, che consente deroghe ai principi di concorrenza per motivi di interesse generale”. I giudici della Seconda Sezione del Tar Lazio, il presidente La Medica e i consiglieri Sapone e Bottiglieri, hanno alla fine stabilito che il ricorso di Stanley fosse da considerarsi “inammissibile”, scatenando la nuova reazione di Liverpool e rimandando la conclusione del match ad un nuovo round, stavolta al Consiglio di Stato.

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