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SuperEnalotto

20/08/2010 | 19:05

Superenalotto, la breve vita del "tetto" voluto da Visco

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superenalotto la breve vita del tetto voluto da visco

(red) Il tetto al Superenalotto, chiesto oggi dal Codacons a Tremonti. Non è una novità: per un breve periodo è stato una realtà sancita per legge. A settembre 1999, su iniziativa dell'allora Ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, venne infatti introdotto un nuovo meccanismo per il calcolo del jackpot. All'epoca, il jackpot viaggiava intorno a 84 miliardi di lire. In seguito alle polemiche si decise di rideterminare la ripartizione delle giocate quando il jackpot del «6» fosse arrivato a 50 miliardi di lire, ed a 25 miliardi il jackpot del «5+» (che aveva un suo jackpot scollegato, a differenza di oggi). In realtà dunque non si trattava di un vero e proprio tetto, quanto di un «limitatore» per evitare una crescita del jackpot: oltre la cifra stabilita l'incremento dei jackpot non avrebbe beneficiato del 20% delle giocate ma solo del 4%, destinando il restante 16% ad aumentare le quote delle vincite minori.

Fu lo stesso Ministro Visco, anni dopo, ad ammettere che fu una scelta sbagliata: piuttosto che limitare il jackpot, abbatteva le giocate, con conseguente calo delle entrate erariali (Il Superenalotto destina all'erario circa il 49,5% della raccolta). La modifica ebbe dunque vita assai breve, venne eliminata con la legge Finanziaria, a partire dal 31 dicembre 2001.

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