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Attualità e Politica

06/06/2019 | 13:21

Giochi, Piozzi (Astro): "Dal M5S a Chiamparino, sconfitto chi ha fatto della lotta alla ludopatia una bandiera elettorale"

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giochi piozzi astro

ROMA - Puntare sulla battaglia contro la ludopatia si è rivelato «un errore di strategia» per diverse parti politiche, ma soprattutto ha messo in evidenza che il settore dei giochi non è una priorità per il Paese. A sottolineare un nuovo punto di vista sui recenti risultati elettorali è l'avvocato Massimo Piozzi, dal Centro Studi dell'associazione Astro. «Non si contesta che una forza politica determini le priorità sulla base delle proprie convinzioni e non dei possibili tornaconti elettorali», scrive in una nota. Tuttavia, spiega Piozzi, sul gioco «è accaduto esattamente il contrario: la battaglia scatenatasi contro questo settore è stata elevata artificiosamente in cima alle priorità della politica solo in quanto ritenuta determinante nello spostamento degli equilibri elettorali». I risultati non sono stati però all'altezza delle aspettative, soprattutto in tre casi in cui la battaglia contro il gioco era stata particolarmente marcata: il M5S, da anni in campo per contenere l'offerta legale, ha fatto un balzo indietro alle Europee rispetto alle elezioni dello scorso anno, mentre a livello locale è arrivata la "bocciatura" di Sergio Chiamparino alla presidenza del Piemonte (dove dal 2017 è in vigore il regolamento sulle distanze minime) e quella di Enrico Ioculano a sindaco di Ventimiglia (dove pure è in vigore una norma stringente sui limiti orari). Si è trattato, secondo Piozzi, di «un errore di strategia, in coloro che hanno ritenuto che quella del gioco fosse percepita come un’emergenza dall’opinione pubblica del Paese, al punto da farla diventare il perno di una campagna elettorale, al cui altare sacrificare l’obiettivo di trovare soluzioni pragmatiche ed efficaci alle indubbie problematiche legate al gioco, la necessità di bilanciare le esigenze di tutela della salute pubblica con quelle della libertà economica e della libertà di ciascun individuo di decidere come occupare il proprio tempo libero». In realtà, ribadisce l'avvocato, «non esiste alcun dato statistico da cui risulti che gli italiani considerino quella del gioco tra le emergenze del Paese». La battaglia contro il gioco, conclude Piozzi, è stata dunque «elevata artificiosamente in cima alle priorità della politica solo in quanto ritenuta determinante nello spostamento degli equilibri elettorali; quanto avvenuto denota un’incapacità a percepire e tradurre le reali esigenze della popolazione da parte di chi si è mosso sulla base di tale convinzione». LL/Agipro

 

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