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Attualità e Politica

08/04/2021 | 16:41

Decreto Sostegno, Acadi: "Perdite 'monstre' per il settore giochi, la riapertura è l'unica salvezza per le imprese e i lavoratori"

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Decreto Sostegno Acadi Perdite giochi riapertura imprese

ROMA - Il settore «ha perso oltre il 75% dei ricavi in alcune tipologie di gioco: abbiamo delle perdite "monstre". Gran parte dei 150mila lavoratori del settore sono in cassa integrazione. Per il nostro settore è un bollettino di guerra»: è necessario «riaprire immediatamente nelle zone bianche e gialle, quando torneranno ad esserci: la riapertura è l'unica vera misura di salvataggio del comparto» le cui caratteristiche strutturali, in termini di protocolli di sicurezza, «permettono - e avrebbero permesso anche nei mesi precedenti - la ripresa dell'attività». Lo ha detto il presidente di Acadi, Geronimo Cardia, intervenuto in audizione sul Decreto Sostegno nelle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato. «Siamo stati chiusi per 10 mesi su 14, il nostro comparto è stato il primo a chiudere, l'ultimo a riaprire al termine del primo lockdown, e ora siamo in regime di blocco totale» da ottobre. «La chiusura prolungata ha comportato una diminuzione delle entrate di 7 miliardi da marzo dell'anno scorso» e una recrudescenza dell'illegalità, che «ha avuto un momento di gloria in questi mesi di chiusura, come possiamo dedurre dal numero di sequestri di apparecchi illegali e di aziende illegali che sono state "pizzicate" sul territorio, con una crescente preoccupazione» manifestata anche «dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli», ha sottolineato. 
«I ristori - seppur essenziali - sono ciambelle di salvataggio. Bisogna consentire anche alle aziende con ricavi superiori a 10 milioni di euro di accedere alle misure per la liquidità», ha proseguito Cardia. «Chiediamo anche che i versamenti del preu possano slittare per il periodo della chiusura che stiamo soffrendo in questo momento, da giugno a dicembre di quest'anno».
Infine, «siamo di fronte a un paradosso: in questo periodo in cui le aziende sono chiuse, sono costrette a pagare dei canoni di concessione. È necessario che siano assicurate le proroghe delle convenzioni di concessione, eliminando l'onerosità relativa al tempo in cui queste concessioni vengono prorogate».
MSC/Agipro

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