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Attualità e Politica

17/06/2020 | 18:16

Slot in bilico a Trento, sindacati spaccati: Cisl Fisascat chiede la proroga e la revisione della legge

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ROMA - L'applicazione della legge provinciale di Trento, che il prossimo agosto spegnerà tutte le slot ubicate in esercizi pubblici non a norma con il distanziometro, comporta “un danno economico sostanziale” e “una pesantissima perdita di posti di lavoro”. Lo si legge in una nota diffusa oggi da Cisl Fisascat Trentino, che interviene sul tema in attesa che la Giunta provinciale renda noto il suo orientamento sulla possibilità di concedere una proroga agli operatori. La posizione di Cisl Fisascat rivela una spaccatura nel fronte sindacale, visto che nelle audizioni del 26 maggio scorso in Quarta Commissione, la Ggil (per bocca di Andrea Grosselli) e la Cisl (attraverso Michele Bezzi) si sono schierati apertamente per l'applicazione della legge, privilegiando le finalità anti ludopatiche rispetto al problema occupazionale. 
Nell’immediato, secondo Cisl Fisascat Trentino, «la forza lavoro va tutelata adeguatamente prevedendo una proroga della norma per almeno due anni, fino al momento in cui è prevista la rimozione degli stessi apparecchi dalle sale da gioco. Un tempo certamente breve ma che può essere consono a rivedere adeguatamente l’impianto normativo».
La rimozione delle slot, riporta la nota, provocherà «una riduzione stimata attorno all’80% della copertura del territorio provinciale e del 30/40% in media del fatturato con la conseguente probabile entrata nel mercato di colossi multinazionali, gli unici a poter sopportare i nuovi vincoli». Ne deriva «una pesantissima perdita di posti di lavoro diretta (dipendenti di aziende del settore che si occupano dell’installazione, manutenzione e scassettamento degli apparecchi) e indiretta (dipendenti di bar, rivendite di generi di monopolio, circoli, agenzie, negozi di scommesse e sale bingo) alla quale è necessario far fronte». Quanto ai possibili benefici della legge in funzione antiludopatia, Fisascat Cisl Trentino fa riferimento alla normativa proibizionista di Bolzano, dove «risulta probabile che i benefici attesi dalla sua applicazione non sortiranno gli effetti sperati. Infatti il numero di esercenti del settore in Alto Adige si è ridotto da oltre i 500, nel periodo ante 2015, all’attuale di 163 senza comportare l’auspicata pari diminuzione della spesa al gioco che invece è rimasta pressoché stabile».
MF/Agipro

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