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30/10/2014 | 17:00

Legge di stabilità, Franzoso (Astro): "Manovra giochi non è a saldo zero e mette a rischio le imprese"

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ROMA - L’attuale formulazione della legge di stabilità introduce una sfida tecnica per tutto il settore slot. E' quanto sottolinea Michele Franzoso, consulente legale dell’associazione di gestori Astro. "Tutto si può fare, ma non è detto che funzioni (o che funzioni come ci si aspetta)" dice Franzoso. E non è detto che tutto si risolva nei tempi "stringati previsti dal legislatore: in 3 mesi non si può certo fare ciò che richiede un anno", ricorda Franzoso, che ricorda come già quando è stato introdotto il taglio del pay out dal 75% al 74% "tanti apparecchi non sono stati sostituiti, e tanti lo sono stati, ma con molta cautela e calma", visto che il calo della raccolta non spingeva certo a nuovi investimenti, bloccati anche "dalle chiusure delle linee di credito bancario".

"A fronte di un ulteriore cambio di pay out, ma di proporzioni così elevate (4 punti), le criticità sopra elencate restano, con l’aggravamento determinato dal fatto che l’investimento si presenta come obbligato" dice ancora Franzoso, un'operazione di sostituzione che "dovrebbe essere affrontata con 'liquidità interna' del settore, da tempo erosa da 3 crolli consecutivi della raccolta negli ultimi 3 anni, da un cambio macchine appena concluso e anch’esso perfezionato senza soccorso bancario".
Inoltre la sostituzione dovrebbe essere affrontata in tempi record, che necessita di fortuna oltre che di bravura per mettere sul mercato "un prodotto funzionante, affidabile, performante", e che per attuarsi presuppone che anche le pratiche burocratiche siano "del 300% più celeri delle attuali", con un aumento del personale amministativo che al momento non appare attuabile.

"La manovra governativa, in conclusione, non è a saldo zero, bensì a saldo fortemente negativo", dice ancora Franzoso, secondo il quale "i tre miliardi di PREU che le new slot garantiscono annualmente presuppongono centinaia di imprese di gestione in grado di mantenerle in esercizio, con un margine (piccolo ma esistente) di ricavo netto", l'abbassamento del pay out imposto per legge con una data precisa determinerebbe l'uscita di scena di centinaia di piccole e medie imprese "a favore di un nuovo/nuovi soggetti economici che entrerebbero in gioco proprio nel momento in cui gli altri dovessero essere costretti al ritiro, trasformando la perdita iniziale di esercizio in investimento per conquistare tutto il mercato. Un esempio pratico: se tutti i gestori dovessero essere costretti allo stop aziendale dal 30 marzo 2014, un nuovo gestore potrebbe soppiantarli tutti, spendendo circa 800 milioni di euro, a fronte della conquista di un monopolio di fatto del servizio di raccolta del residuo netto di gioco (il cui mercato vale circa 1,2 miliardi l’anno di fatturato)".
Un'ipotesi che al momento non appare verosimile e che "mette alle strette l’Erario, ma il settore ci abitua spesso a vedere anche l’impossibile" conclude Franzoso: "Sarebbe meglio che fosse il settore a studiare una propria strategia di uscita, sfidando le teoriche impossibilità, ma soprattutto comprendendo cosa vuole il Governo dai propri apparecchi da gioco lecito: tenerli o sopprimerli a favore di Totem anarchici magari tassati a forfait con una mera (ma corposa) imposta di installazione (sullo stile di quanto pensato per i CED-CTD)".
RED/Agipro

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