Agipronews

Hai dimenticato la password?

Ultimo aggiornamento il 01/11/2024 alle ore 09:55

Slot & Vlt

13/05/2015 | 13:53

Slot, Gioacchini (Astro): "Modello industriale condiviso è la priorità per il settore"

facebook twitter pinterest
Slot Gioacchini Astro

ROMA - L'unità del settore si raggiunge con la condivisione degli stessi valori e principi e di un modello operativo condiviso. E' quanto dice Paolo Gioacchini, del comitato di presidenza Astro, sottolineando come senza questo presupposto, ogni appello rischi di diventare solo «uno slogan pubblicitario». Condividere gli stessi valori e modelli operativi «vale per la politica, per l’industria, ma anche nelle stesse dinamiche sociali quotidiane, e quindi, presumibilmente, anche per le imprese che oggi in Italia fanno gioco lecito, e che, domani, saranno chiamate (forse) a continuare a farlo con regole in tutto o in parte diverse» dice ancora Gioacchini. «Astro crede in questa impostazione, al punto tale da non aver mai pensato di perseguire prima la numerica maggioranza di affiliati, e, poi, il contenuto del progetto associativo, bensì l’esatto opposto».

Gioacchini evidenzia come al momento esistano almeno due «grandi ripartizioni di pensiero nell’ambito degli operatori. C’è chi lotta per conservare lo status quo, c’è chi lotta per stare nel cambiamento in atto». Due modelli che hanno entrambi dignità, ma nel momento di un cambiamento forzoso «il primo soccombe alle leggi dell’evoluzione, mentre il secondo si candida a sfruttarle».

«Lo status quo è noto a tutti, e per certi versi, piace poco, persino a chi si prefigge di conservarlo (e ciò dovrebbe far riflettere). Sono pochi i gestori che scrivono di essere “felicemente addetti in un’attività florida”, agevolmente inquadrata in parametri di operatività e regole, positive e performanti. Molti gestori “fanno sapere” di essere contrariati dal fatto che non vedono “quella premialità” che si aspetterebbero dall’aver allestito un contesto aziendale ottimizzato, formato, professionalizzato, in grado di sviluppare know how, e non solo di  applicare i tradizionali dettami del noleggio.

In particolare.

Ci si duole nel vedere il proprio “ruolo” di filiera perennemente minacciato da tentativi di cancellazione, ma al tempo stesso di essere sempre al centro dei percorsi di “spremitura finanziaria” dell’intero settore.

Ci si rammarica del fatto che il sistema – Paese complica la vita in luogo di facilitarla, e che il perimetro normativo di riferimento è sempre più instabile e contraddittorio.

Non ci si capacita del fatto che il mercato non premi le aziende che investono in innovazione-ricerca-sviluppo, incentivando – di fatto – l’arretratezza.

Non ci si rassegna a concepire il proprio lavoro come offerta "al ribasso" della propria marginalità, come se la professionalità non meritasse remunerazione.

E’ quindi evidente che il mutamento dello scenario attuale sia un’opportunità per chi soffre le sopradescritte condizioni penalizzanti, delicata e per nulla agevole, sia ben chiaro, ma pur sempre una occasione per ribadire un concetto: un’azienda sana e solida che “fa gioco” e sviluppa “processi” per gestirlo in regimi di ottimizzazione e professionalizzazione è:

A) un valido partner per qualsiasi concessionario che “badi” ai fondamentali industriali – prima – e – solo dopo – a certi complicati indici finanziari di “benemerenza”,

B) un valido partner per lo Stato, l’ordine pubblico, il Territorio, la pianificazione urbanistica, la collettività,

C) un valido alleato di quella “razionalizzazione distributiva” a cui, comunque, si chiederà di rendere più “presentabili” certe zone urbane (violentate dagli insediamenti di gioco), più “decorosa” l’offerta di gioco nei locali generalisti, “meno opinabile” la legittimazione del gioco lecito come costume di vita (disciplinato e controllato) da proporre alla collettività.

Se vogliamo chiamare questo “partner” con una denominazione più consona all’Ordinamento vigente viene in mente la figura del “sub-concessionario”, ovvero quella realtà imprenditoriale a cui “imprescindibilmente” si ricorre quando l’opera pubblica che si deve realizzare è un servizio ad elevata componente di forza-lavoro, logistica, innovazione nei beni strumentali, per di più richiedente anticipazioni finanziarie e parcellizzazioni dei rischi di impresa.

Come si evolverà l’attuazione dell’articolo 14 della legge delega lo scopriremo tra due anni, quando saranno completate anche le attività di regolamentazione secondaria che seguiranno al decreto legislativo, per certi versi ancora più determinanti delle stesse disposizioni primarie che sono in procinto di essere varate.

In questo tempo: è più responsabile lavorare per dare unione e forza a chi crede nella propria candidatura a “valido” partner per il futuro, oppure a chi si prodiga per difendere uno status quo che – comunque – sta già generando povertà?

Esiste una terza via: prodigarsi per tornare ad un passato in cui lo Stato era “fuori” dal gioco. Sognare è lecito, purché ci si ricordi di mettere la sveglia».

RED/Agipro

Breaking news

Ti potrebbe interessare...

x

AGIPRONEWS APP
Gratis - su Google Play
Scarica

chiudi Agipronews
Accesso riservato

Per leggere questa notizia occorre essere abbonati.
Per info e costi scrivere a:

amministrazione@agipro.it

Sei già abbonato?
Effettua il login inserendo username e password