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10/02/2015 | 15:30

Slot, un gestore denuncia: "I cinesi fanno cartello e non vogliono pagare la Stabilità"

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ROMA - Nella comunità cinese c'è un “pizzino” che corre veloce di mail in mail e, soprattutto, di portafogli in portafogli. Un moto di ribellione alla legge di Stabilità in salsa (piccante) d'oriente che più o meno si riassume così: “Il 2% sulle slot noi non lo paghiamo e se proprio si deve...”.
Agipronews ha raccolto la denuncia di un gestore al proprio concessionario slot - che per conto dello Stato ha il compito di raccogliere Preu, quota Adm, quota concessionario e, la novità, il 2% della legge di Stabilità - incappato nella "rivolta" di alcuni proprietari di bar che fermamente e in modo assai energico, si sono rifiutati di versare la quota prevista per la nuova misura di prelievo. Il gestore denuncia -  convinto di "non essere il primo che segnala la difficoltà nella raccolta delle somme richieste" - alcuni locali (dei quali mette l'indirizzo e il codice esercente, ndr) i cui proprietari "ci vietano di effettuare il prelievo relativo alla Legge di Stabilità "rifiutandosi categoricamente" di pagare. In un caso il gestore che denuncia la situazione ha "addirittura chiesto l’intervento dei Carabinieri per poter effettuare le operazioni d’incasso dei giochi (hanno però risposto di non aver pattuglie a disposizione e... che era meglio rivolgersi alla Guardia di Finanza). Alla nostra insistenza - ha aggiunto  - il cliente ha tolto la corrente elettrica al locale cosicché non abbiamo più potuto svolgere alcun tipo di attività", nonostante il gestore abbia mostrato e spiegato ai titolari degli esercizi "la circolare informativa". Il gestore conclude evidenziando "che lo scoglio con gli esercenti di origine cinese, è dovuto al fatto che 'fanno cartello', per cui un esercente che si rifiuta e riesce a non lasciare prelevare il famoso 2%, ha un effetto domino le cui ripercussioni hanno come limite solo i confini nazionali". 
Esagerazione? Neanche per sogno. Perché spunta il “pizzino” (che la redazione di Agipronews ha potuto visionare) scritto da un commercialista cinese che diviene una sorta di manifesto da divulgare e far viaggiare via mail. Il testo è datato 25 dicembre 2014, il giorno di Natale e targato “Italia-Chinatown”. Il consulente spiega che a partire dal 1° gennaio 2015 ogni slot, tra tasse varie, costerà circa 1200 euro annue. E astutamente consiglia “di tenere solo quelle che realmente guadagnano: più slot avete più pagate”. E in ogni caso di trattare “le migliori condizioni a voi favorevoli”, ricordando che se si restituisce una macchina, sarà l'azienda distributrice e non l'esercente a dover pagare gli oneri. Nella folta comunità di proprietari di bar cinesi, si creano velocemente due correnti di comportamento. C'è chi non vuole pagare il 2% della Stabilità e chi tratta la cifra, quasi che quanto sia deciso dal Governo possa essere equiparato al mercato del pesce. E un motivo c'è: la legge di Stabilità non chiarisce se a pagare la tassa debba essere il gestore o l'esercente, anche se è chiaro che quel 2% è legato alla performance della macchina e quindi riconducibile all'esercente. Un cono d'ombra legislativo che ha dato manforte alla "rivolta" della Chinatown italiana. 
Un gestore del Nord Italia che ci ha fornito il “pizzino” e conta un centinaio di locali-slot gestiti da cinesi in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna conferma: «I cinesi nel Nord Italia fanno cartello. Hanno diffuso una circolare nella quale si invita a strappare il prezzo migliore sulla Stabilità. Hanno deciso di non andare oltre i due euro a macchina al giorno, indipendentemente dal giro d'affari del singolo apparecchio. Due euro è una cifra bassa, in media dovrebbero pagare più di tre euro a macchina, ma almeno pagano». Loro sì, ma c'è anche una fazione di oltranzisti che ha deciso di non pagare. Dalla Cina senza furore, magari, ma con ferma determinazione di non tirare fuori un euro in più.
PF/Agipro

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